La mostra “HOME STORIES: 100 Years, 20 Visionary Interiors”
La mostra Home Stories: 100 Years, 20 Visionary Interiors di scena al Vitra Design Museum di Weil am Rhein (fino al 23 agosto 2020) analizza la casa esplicitando come, nelle diverse epoche, l’interior design ha cambiato la nostra routine quotidiana e la vita delle persone.
Quattro grandi sezioni illustrano un secolo di interior design, una raccolta che ci racconta come i vari cambiamenti tecnologici, urbani e socio-politico, si siano poi rispecchiati anche nel case dei cittadini.
La prima sezione, “Space, Economy and Atmosphere: 2000 -Today”, è interamente dedicata alla contemporaneità, presentando interni sviluppati con l’intento di risolvere problemi di carenza degli spazi abitativi a prezzi accessibili e la crescente rilevanza dell’economia della condivisione.
La seconda sezione, “Rethinking the Interior: 1960-1980” esamina i cambiamenti che hanno caratterizzato il design d’interni nel ventennio ’60-’80: dai mobili di Memphis (Milano), agli interni disegnati da Claude Parent nel 1973 in collaborazione con il filosofo Paul Virilio; dalla Silver Factory degli anni ’60 di Andy Warhol, all’ esplosione di IKEA, che ha radicalmente cambiato il modo in cui percepiamo i mobili, prima oggetti da tramandare di generazione in generazione e ora prodotti di consumo di breve durata.
La terza sezione, ”Nature and Technology: 1940-1960” , parla dello “stile moderno” di quei tempi, che si impose nelle case di tutti negli anni seguenti alla 2°guerra mondiale. Ne sono un esempio la “House of the Future” progettata da Peter e Alison Smithson per l’Esposizione della casa ideale a Londra nel 1956, che presentava tecnologie di automazione domestica all’avanguardia.
Infine nella quarta sezione nominata “The birth of the modern interior” , una riflessione sulla modernità, il cui dibattito verte sul significato di interni privati; come il programma di edilizia popolare “Das Neue Frankfurt” (1925-30), diretto dall’architetto Ernst May, che includeva non solo la nota ‘cucina di Francoforte’ di Margarete Schütte Lihotzky (1926) ma anche mobili a prezzi accessibili progettati da Ferdinand Kramer e Adolf Schuster. Altro esempio Ludwig Mies van der Rohe che nella Villa Tugendhat a Brno (1928–30) progetta una delle prime abitazioni basate sul concetto open space.
Un insieme di ‘opere’ che narrano un secolo di importanti cambiamenti, di questioni sociali e di dibattiti, che oggi come all’ora, plasmano gli spazi in cui viviamo, influenzati dalle diverse discipline, non solo artistiche.
Iscriviti al nostro canale Telegram per non perderti nessuna notizia!